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BRASSENS E I DIALETTI DEL SUD: LA POESIA SA BENE COME MASTICARE LE PAROLE

31/01/2019 - È bellissimo potersi immergere nel mondo poetico e musicale di Georges Brassens, nei suoi costrutti tematici, ritmici e linguistici. E le traduzioni sono operazioni ‘connettive’, forme compiute di connessione ad atmosfere sentimentali ed affettive universali. Tra gli autori che hanno tradotto “in italiano” le canzoni di Brassens, è necessario citare innanzitutto Nanni Svampa che ha trasposto in milanese buona parte della produzione del grande cantautore francese. Poi Fabrizio De Andrè, Giorgio Ferigo (in friulano), Fausto Amodei (in piemontese), Beppe Chierici in italiano, Mimmo Mòllica in siciliano, Adriano Cozza in dialetto lucano. Ed ancora Pardo Fornaciari, Andrea Belli, Enrico Mèdail, Gipo Farassino, Alessio Lega, Andrea Boninfante, Carlo Ferrari, Paolo Capodacqua, Vito Carofiglio, Salvatore Pagano.
È vero, i dialetti del Sud non sempre ‘confinferano’ con la metrica d’oltralpe, d’oltre lo Stretto, d’oltre Manica, d’oltre confine, ma qua non è in discussione prioritariamente la lingua, poiché la poesia sa bene come masticare i termini affinché divengano parole, cose dell’anima, della mente, del desiderio.







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