Girano sui grammofoni canzoni strappalacrime, storie di amori tristi e infelici, di donne tentatrici e peccaminose.
Il realismo, la quotidianità e la lingua parlata divengono ‘l’attualità’ della canzone italiana e non solo.
Canzoni come Mamma mammina, Mamma, Tutte le mamme (Son tutte belle le mamme del mondo), Balocchi e profumi, entrano a far parte del repertorio umoristico, con parodie dissacranti, intese a sdrammatizzare il dolore, la nostalgia, la tristezza e i toni melodrammatici.
«Mamma mammina» è un brano scritto nel 1919 da Arturo Trusiano, poeta napoletano, autore di molti versi, divenuti in seguito magnifiche canzoni e divertenti ‘macchiette’ d'avanspettacolo, interpretate da famosi attori e rinomate compagnie teatrali.
Nel 1964 il gruppo di cabaret de «I Gufi» ripropose il brano «Mamma mammina» con il titolo "Il neonato", storia di un trovatello abbandonato dalla madre a Parigi, con alcune modifiche nel testo, come vedremo.
In effetti, nello spartito dalla Casa Editrice Musicale Alfredo Napolitano di Napoli, è scritto chiaramente: «È vietato adattare altri versi sulla musica della presente canzone».
Sennonché i versi della canzone non sembrarono convenienti alla Rai. Raccontare la storia di una madre tanto malvagia e snaturata da abbandonare la sua piccola creatura dev’essere sembrata cosa troppo cruda ai funzionari Rai, che suggerirono delle varianti:
"A Parigi un neonato un dì in chiesa si trovò,
era un figlio del peccato che la madre abbandonò "
divenne
“A Parigi un avvocato un bel giorno s'incontrò,
un cliente derubato…", etc.
I Gufi non accettarono tale stravolgimento del testo e scattò la censura.
In seguito I Gufi riadattarono «Mamma mammina» cambiando alcuni versi, come pubblichiamo più avanti, che però non stravolgono il testo e non ne alterano il significato.
L’interpretazione de I Gufi è volutamente grottesca e forzatamente ‘strappalacrime’, con l’intento di sfatare la crudeltà umana, la dissennatezza di una madre che val la pena di raccontare, perché irreale e a lieto fine.
Il grottesco e il sublime nel teatro e nei romanzi fanno parte dell’invenzione.
Quando l’arte, la grandezza e il grottesco emergono con forza, tutto appare deformato, a metà strada tra una realtà animale e una realtà umana.
«Mamma mammina» rimane così una storia non cruda, ma grottesca e… a lieto fine.
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