Orazio Strano fu eletto “Trovatore d’Italia” alle Sagre dei Cantastorie del 1960 e del 1962, organizzate dall'Associazione Italiana Cantastorie Ambulanti (AICA). La storia di Salvatore Giuliano era sicuramente la ballata più conosciuta e richiesta del suo repertorio, il suo cavallo di battaglia, un’opera d’arte tutt’oggi inimitata e struggente, il cui testo appartiene al grande poeta dialettale Turiddu Bella.
Orazio Strano eseguì la ballata per la prima volta a Montelepre, in provincia di Palermo, quando il bandito Salvatore Giuliano era ancora in vita, prima che venisse assassinato. Prima però pregò il cantastorie Giacomo Saso di Trabia (Pa) di parlare con il padre di Salvatore Giuliano, perché gli accordasse il permesso di cantarla. E lo ottenne. Il padre di Giuliano si dimostrò compiaciuto e onorato per tale delicato comportamento, ma pure per la fama che una simile ballata conferiva al figlio, al punto che volle farlo esibire proprio sotto casa, nel tratto di strada antistante l’abitazione del bandito, suo figlio.
Il repertorio di Orazio Strano era – tuttavia – ben più vasto e ricco di argomenti e vicende che spaziavano da fatti di cronaca realmente accaduti a macchiette e ballate di sapore ironico, erotico, umoristico. Ancora oggi è possibile trovare le ballate del cantastorie Strano incise su nastro magnetico (musicassette) o cd, sulle bancarelle di tutta la Sicilia. Tra le ballate più celebri e conosciute ricordiamo Turi Giulianu di Montelepri, La vita di John F. Kennedy, Lu miraculu di S. Alfio, Peppi Musulinu Re di L'Asprumunti, La Sicilia di Orazio Strano e Prucessu a porti chiusi.
Prucessu a porti chiusi è una ballata divertentissima e geniale, esemplare di un genere fantasioso e creativo, interamente sostenuta da doppi sensi coloriti e quasi sempre esilaranti. Nella ballata entrano in gioco le maliziose schermaglie erotico-sessuali di due singolari personaggi, nonché la sagace furbizia dei venditori siciliani, furbi e ‘imbroglioni’ come donna Vennera, protagonista femminile di Processu a porti chiusi assieme a don Rocco Stola, sfortunato acquirente delle mercanzie della donna, turlupinato nell’acquisto di una partita di baccalà, il cui peso era risultato inferiore a quello dichiarato dalla venditrice.
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