Dal 1983 al 2017, sono rilevati 6.663 omicidi attribuibili a organizzazioni criminali di tipo mafioso. Nelle regioni Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, territori di radicamento storico di camorra, Cosa Nostra, ‘ndrangheta e Sacra Corona Unita, si concentra nell’intero periodo il 95,5% degli omicidi mafiosi. Il periodo più cruento è sicuramente il quinquennio a cavallo del 1990, in cui la quota di omicidi mafiosi arriva a costituire un terzo del totale dei circa 8.000 assassinii avvenuti tra il 1988 e il 1992.
Accanto agli omicidi di esponenti della società civile e delle istituzioni, si registra un picco dovuto alle lotte tra i diversi clan. In tale periodo assume una rilevanza statistica, praticamente assente negli altri lassi di temp , l’omicidio mafioso al di fuori delle regioni di origine delle organizzazioni, con diverse uccisioni, legate in particolare alla gestione del mercato degli stupefacenti, a Milano, a Torino e, nel Lazio, a Roma e Latina. Successivamente si osserva un progressivo declino degli omicidi per mafia (9,1% del totale nel quinquennio 2013-2017) più rapido del pur forte decremento degli omicidi volontari nel loro complesso. In particolare, nel 2017, dalle organizzazioni mafiose sono stati commessi 45 dei 357 omicidi volontari commessi in Italia (12,6% del totale).
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