E allora capii, mi sembrò finalmente chiaro cosa volesse dire quell’esortazione: “Non disperdere il seme…”.
Ma io confessarlo non potevo… Se ero a posto con tale precetto, lo ero solo in senso letterale. Una volta – infatti– con un impegno evidentemente più formale che sostanziale m’ero ricordato del seme, ma al momento di ricordare dove avevo conservato la bustina, furono guai. E del resto come avrei potuto conservare il seme se non nella stessa bustina disegnata che lo conteneva?
Ritrovai la bustina quando non ci speravo più, quando meno me l’aspettavo, ovviamente. In fondo a un cassetto: l’ultimo del mobile più solido della cucina. L’ultimo in basso, chissà perché destinato a manici esausti di veterane pentole tutt’oggi in servizio.
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