"Ad esempio - spiegano - la legge dice che la Regione Siciliana intende occuparsi del settore 0-6 senza però specificare come raccordarsi con i Comuni e il Miur. Lo stesso fa sul tempo pieno per il quale prevede soltanto degli interventi sperimentali in favore di studenti residenti in aree di marginalità geografica e/o ad elevato degrado sociale, quando invece potrebbe essere già finanziato dal Miur in tutte le scuole dell'Isola se solo la Regione offrisse adeguate coperture economiche per l’erogazione dei servizi di mensa e di trasporto degli studenti”.
“Anche sull’edilizia scolastica – aggiungono Pistorino, Bellia e Parasporo – che rappresenta l’altra piaga della scuola siciliana, si fa riferimento nella legge alla predisposizione di un piano triennale di interventi da finanziare attingendo a non meglio specificate risorse statali e comunitarie. Viste le condizioni in cui versano gli edifici scolastici ci aspettiamo riferimenti più precisi e dettagliati”.
“Infine – concludono – è del tutto incomprensibile, oltre che fortemente lesiva delle nostre prerogative, la disposizione che individua presso la Consulta regionale per il diritto allo studio un solo rappresentante per tutte le organizzazioni sindacali. Un scelta che mortifica il ruolo della rappresentanza, limitando fortemente il contributo degli attori sociali al miglioramento della scuola e dell’università in Sicilia”.
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