Il boss indiscusso della zona, Salvatore Giuliano, teneva le fila di ogni attività commerciale della zona attraverso i membri del clan.
Non solo imponeva il pagamento di tangenti alle attività commerciali, prevalentemente agricole ma, con un salto di livello aveva creato una società di intermediazione agricola alla quale si “dovevano” rivolgere tutti gli agricoltori della zona per la rivendita e nello stesso modo anche la grande distribuzione doveva necessariamente passare per l’azienda “La Fenice” gestita dal figlio del boss e da un altro appartenente al clan.
Il gruppo criminale però non disdegnava anche la commissione di furti di macchine agricole lo spaccio di eroina e derivati della cannabis, ed anche i servizi di guardiania imposti ad uno stabilimento balneare.
Il clan Giuliano, pur avendo la sua attività principale nel settore ortofrutticolo di cui influenzava pesantemente l’andamento, si era anche impadronito della gestione dei parcheggi a pagamento sia con l’assunzione di persone fidate nella società sia imponendo il pagamento di somme di denaro a coloro che li gestivano.
Infine è provato il tentativo di infiltrazione nella raccolta di rifiuti della zona con un attentato incendiario ad un autocarro destinato al trasporto della spazzatura, di proprietà dell’azienda appaltatrice sottoposta alle minacce del clan.

Antoci: “Grazie a Magistratura e Forze dell’Ordine – Paolo Borrometi
aveva ragione”.
Roma, 25 luglio 2018 – La Polizia di Stato di Siracusa sta eseguendo
una serie di ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dalla
Procura Distrettuale Antimafia di Catania, nei confronti di elementi
di spicco ritenuti facenti parte di associazione a delinquere di
stampo mafioso finalizzata alle estorsioni, traffico di sostanze
stupefacenti, furti in abitazione ed aziende agricole e che aveva
monopolizzato e condizionato l’intero mercato ortofruttticolo della
zona.
Fra questi, da quanto si apprende, anche il noto Salvatore Giuliano e
il figlio Gabriele già rinviati a giudizio per minacce di morte al
giornalista Paolo Borrometi attraverso tentata violenza privata dal
metodo mafioso e, come si evince anche dalle intercettazioni dei mesi
scorsi, in procinto di organizzare un attentato proprio nei confronti
del Giornalista dell’AGI.
“Borrometi ha avuto ragione, nelle sue inchieste raccontava il clima
che si respirava e le vessazioni provocate dalle famiglie mafiose”, lo
dichiara Giuseppe Antoci ex Presdeinte del Parco dei Nebrodi scampato
ad un attentato mafioso nel maggio del 2016.
“Bisogna alzare sempre di più la guardia – continua Antoci - ed
evitare il solito negazionismo che, anche nella vicenda Borrometi, si
stava attivando spinto certamente da ambienti mafiosi. I fatti
raccontati da Borrometi nelle sue inchieste, hanno poi regolarmente
visto i protagonisti coinvolti in successive operazioni di servizio ”.
“Il mio grazie - aggiunge Antoci – al Procuratore Zuccaro ed ai suoi
Sostituti, al Questore di Siracusa Gabriella Ioppolo e a tutti coloro
che ogni giorno scrivono pagine importanti di legalità e contrasto
alla mafia ”.
“Mi si consenta infine di ringraziare Paolo Borrometi e tutti gli
altri giornalisti che con coraggio ogni giorno raccontano fatti e
circostanze che mettono in luce nei territori quanto la mafia sia viva
e vegeta e quanto sia pervasiva nel tessuto socio-economico.
Operazioni come quella odierna dimostrano che insieme possiamo
farcela" - conclude Antoci.
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