Messina, 3 Marzo 2018 - Alcune brevi considerazioni, se ci è concesso, sulle polemiche che hanno attraversato la politica cittadina in queste settimane, nella speranza di non esasperare i toni ma anzi di riportare il dibattito sul piano della ragionevolezza. La Politica, quando è arte nobile, ha lo scopo di perseguire il benessere collettivo, attraverso la conquista del consenso del contesto sociale di riferimento e la mediazione “alta” con le altre parti politiche. Ma non ci è sembrato questo il metodo, né adesso, tantomeno nel passato, dell’Amministrazione Accorinti ed i fatti di queste ultime settimane ce ne danno la conferma.
Sulla famigerata “Variante Salvacolline”, ad esempio è riuscita a coagulare la ferma opposizione di Ordini professionali, forze produttive e sociali, movimenti e partiti politici; insomma tutta la città contro. Quindi, pur non entrando nel merito delle linee strategiche della stessa Variante, che continuano comunque a non convincerci, si deve registrare l’assoluta incapacità o mancanza di volontà da parte dell’Amministrazione nel saper convincere la città del valore di questo strumento urbanistico. Altro, doloroso capitolo, è quello della bocciatura del Piano di riequilibrio ed anche in questo caso vogliamo evitare di entrare nel dettaglio tecnico, e neanche distribuire torti o ragioni nella polemica tra Giunta e Consiglio comunale.
Se però l’Amministrazione Accorinti in questi cinque anni, pur rappresentata da una sparuta truppa di consiglieri comunali, è riuscita tante volte a far approvare i propri atti dal Consiglio comunale, evidentemente non vi è mai stata una forte opposizione pregiudiziale.
Quindi se qualcosa non ha funzionato questa volta, forse la Giunta anziché strepitare, dovrebbe fare autocritica: non è certo l’imposizione lo strumento per ottenere risultati politici, ma come abbiamo premesso, la condivisione degli obiettivi e la mediazione sui percorsi per raggiungerli.
E se vogliamo dirla tutta, in un momento così delicato per la città avremmo preferito vedere le foto del Sindaco Accorinti a Palazzo Zanca a parlare con i consiglieri comunali, anziché quella sotto il ponte di Brooklyn.
La dialettica democratica funziona così: se l’Amministrazione non ottiene il consenso, sociale e politico, sui propri atti, ne ha la diretta responsabilità politica; sono gli Assessori a fallire, non altri. Ed i cittadini ne pagano le conseguenze.
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