Messina, 28/3/2018 - “È una vergogna che uno degli assassini di mia sorella Graziella fosse libero. Già a dicembre 2009 avevamo assistito sgomenti alla scarcerazione di Gerlando Alberti junior per falsi motivi di salute. Oggi, solo perché è stato arrestato per traffico di droga, scopriamo che Giovanni Sutera aveva riottenuto la libertà”. Pietro Campagna affida a “Chi l’ha visto?” le sue prime dichiarazioni alla notizia che Sutera, condannato in via definitiva all’ergastolo nel 2009, è stato arrestato a Firenze insieme ad altre tre persone accusate di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. “Ringrazio i Carabinieri di Firenze che hanno arrestato Sutera e i suoi complici - continua il fratello di Graziella - ma chiedo anche che subito la Procura generale di Firenze faccia richiesta di revoca della liberazione condizionale che era stata ingiustamente regalata a Sutera”. “Giovanni Sutera è stato condannato all’ergastolo per la feroce uccisione di mia sorella Graziella ed è giusto che lo sconti fino all’ultimo giorno di vita. Quella vita che a mia sorella fu rubata a diciassette anni”, conclude Piero Campagna.
Graziella Campagna, scomparsa il 12 dicembre 1985 nel Messinese, fu ritrovata dal fratello due giorni dopo, uccisa a colpi di lupara. Il caso venne riaperto nel 1996 da "Chi l'ha visto?", con i numerosi appelli dei familiari e del loro legale, avvocato Fabio Repici, fino alle condanne in Cassazione. (Chi l’ha visto)
Mafia: Lumia (Pd), come ha fatto Sutera a eludere l’ergastolo?
Roma, 27 marzo 2018 – “Come ha potuto un boss condannato all’ergastolo per due omicidi comprare un bar al centro di Firenze? La legge impone che i condannati di mafia debbano segnalare le loro ricchezze alle autorità. Come ha potuto eludere l'ergastolo e godere delle premialità carcerarie? Sono questi interrogativi che meritano una risposta”. Lo dice Giuseppe Lumia, esponente del Pd e già componente della Commissione parlamentare antimafia.
“Sutera – aggiunge – è il responsabile dell'omicidio di Graziella Campagna, la ragazza vittima della mafia uccisa a Villafranca Tirrena, in provincia di Messina, all’età di 16 anni, nonché dell’omicidio di un gioielliere fiorentino. Un personaggio pericoloso che nonostante i gravi crimini commessi e le sentenze è riuscito ad uscire dal carcere”.
“L’operazione condotta dalla procura di Firenze guidata dal dottor Creazzo – continua – non solo ci dà la conferma del radicamento criminale di Cosa nostra in Toscana, dove i boss riciclano in vari settori e organizzano il traffico internazionale di droga, ma ci impone di capire quali accorgimenti prendere per rendere le maglie della giustizia ancora più strette”.
“È, infatti, indispensabile – conclude Lumia – fare una verifica sull’applicazione di alcuni istituti di scarcerazione, che per i reati di mafia dovrebbero sempre essere sottoposti a quella regola del doppio binario che impone più rigore”.
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