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ACQUA A MESSINA: “TAGLIARE LE STRUTTURE CHE FAVORISCONO UNA GESTIONE CLIENTELARE E LOBBYSTICA DELLE RISORSE IDRICHE”

Intervenendo in Aula all’Assemblea Regionale, il Presidente della Regione Nello Musumeci ha accolto la richiesta di Cateno De Luca inerente l’avvio di verifiche tecniche e formali sulla situazione dell’approvvigionamento idrico della città di Messina.

Palermo, 21 febbraio 2018 - De Luca aveva sottolineato l’assurdità del fatto che oggi Messina è rifornita da fonti che si trovano a 70 km di distanza con costi di gestione a carico degli utenti di circa 10 milioni annui solo per la gestione della rete. Il parlamentare di Sicilia Vera ha anche sottolineato che secondo studi in possesso del Comune di Messina “che sono però stati occultati” vi sono entro 10 km dalla città fonti disponibili per ben 2.000 litri al secondo. Accogliendo la richiesta di intervento di De Luca, Musumeci ha affermato che avvierà un’attività di verifica della situazione, attivando eventualmente anche il Genio Civile per dare risposte ottimali alle necessità della città dello Stretto.

“Non vorrei che chi si occupa dell’emergenza idrica all’interno degli uffici regionali lo faccia senza alcuna cognizione di causa. L’impressione che si ha, guardando a fatti scandalosi che avvengono per esempio quando per una autorizzazione all’esplorazione servono 4 anni, è che gli uffici si muovano unicamente con un approccio burocratico, senza sapere sostanzialmente di cosa parlano.”
Lo ha affermato Cateno De Luca intervenendo poco fa in Aula all’ARS durante il dibattito sull’emergenza idrica.

Il parlamentare di Sicilia Vera ha poi citato, due esempio per lui eclatanti della cattiva gestione dell’acqua: quello dei comuni montani costretti a buttare l’acqua quando a valle vi sono altre comunità che ne abbisognano e quello della città di Messina e dell’azienda AMAM.
“Come è possibile – ha detto De Luca – che l’acqua che rifornisce la città dello Stretto arrivi da ben 70 km di distanza, da Fiumefreddo e dall’Alcantara, pagando 6 milioni di energia elettrica e 4 milioni per altre spese di vigilanza e manutenzione degli impianti?
Come è possibile che in città entrano 1.000 litri al secondo quando il fabbisogno è di 600?
E come è possibile che l’AMAM abbia 80.000 utenze che servono 95.000 famiglie residenti?”

“La regione – ha concluso De Luca - deve sburocratizzare e favorire la collaborazione fra i comuni e deve intervenire in modo efficace per tagliare quelle strutture che favoriscono una gestione clientelare e lobbystica delle risorse idriche.”

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