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DONNA UCCISA A COLTELLATE DAL MARITO, LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO CERCA UNA SCAPPATOIA

3 Agosto 2017 - La Presidenza del Consiglio ha chiesto all'Avvocatura generale dello Stato di valutare ogni possibile soluzione, compresa la ricerca di una definizione consensuale della vicenda giudiziaria di Marianna Manduca, la donna uccisa dal marito nel 2007 a Palagonia, fino ad arrivare anche alla ipotesi della desistenza da qualsiasi azione giudiziaria, nel rispetto della legge e tenendo conto dell'interesse dei familiari della donna.

La vicenda è quella di Marianna Manduca, uccisa dal marito Saverio Nolfo, nel 2007 a coltellate. La Corte d’Appello di Messina ha stabilito che ci fu dolo e colpa grave nell’inerzia dei magistrati che, dopo i primi segnali di violenza da parte del marito, non trovarono il modo di fermarlo, malgrado le le molteplici e reiterate denunce da parte della Manduca, che  il 27 settembre 2006 denunciava il marito tossicodipendente per maltrattamenti. Il 10 ottobre 2006 la Manduca chiedeva la separazione dal marito violento. Le altre querele seguivano in data 12 ottobre; il 14 ottobre, il 7 novembre, quando aggrediva la donna cagionandole lesioni.
Per tale stesso episodio - però - il marito querelava a sua volta la Manduca asserendo di essere stato aggredito dalla moglie e dai suoi genitori, subendo lesioni.

Il Tribunale riconosce in tortola moglie. Peraltro il Sert afferma che l'uomo non è tossicodipendente, mentre una perizia esclude patologie psichiatriche, i figli vengono affidati al padre.

In data 4,15,16,17 gennaio 2007 e successivamente il 4 marzo 2007 Marianna Manduca sporge querela contro il marito che non le fa vedere i bambini. La Manduca, altresì, accusa il marito di avere gettato in strada tutte le sue cose, di averle pure dato uno schiaffo. Il 20 marzo il marito restituisce la a Marianna per avere danneggiato la porta della mia casa ed avere tentao di investirlo con l'auto. Poi accuse di calci e pugni, quindi il 3 settembre, nelle querele della moglie compare un coltello: mio marito lo ha estratto con aria di sfida e ci si è pulito le unghie, mi sento minacciata.

Il 4 ottobre 2007 Saverio Nolfo uccide a coltellate la moglie Marianna Manduca che lascia tre figli.  

Carmelo Calì, un lontano parente che vive lontano decide di adottare i tre figli della Manduca e tramite i suoi avvocati chiede un risarcimento, poiché la morte sarebbe stata la conseguenza dell'immobilismo dei magistrati che non hanno arrestato Saverio Nolfo, non hanno disposto una perquisizione che avrebbe consentito di sequestrare il coltello.
Il Tribunale, però, non accoglie le argomentazioni del Calì, anche perchè sulla base dei reati denunciati da Marianna Manduca non erano previsto l'arresto; Nolfo era stato dichiarato sano di mente e sarebbe stato arbitrario e impossibile disporre il Tso o il ricovero in ospedale psichiatrico. La perquisizione avrebbe potuto fare individuare il coltello con cui Nolfo ha ammazzato la moglie? Mancano le prove che l’arma del delitto sia stata proprio il coltello cui la Manduca fa riferimento nelle querele del 2 giugno e del 3 settembre 2007.
Intanto è stato messo on line il nuovo bando di finanziamento dei progetti volti alla prevenzione e al contrasto alla violenza alle donne, anche in attuazione della convenzione di Istanbul.
Il bando, che finanzierà progetti per 10 milioni di euro, permetterà di supportare attività di sensibilizzazioni rispetto a sei aree d’intervento: donne migranti e rifugiate, inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, supporto alle donne detenute che hanno subito violenza, programmi di trattamento di uomini maltrattanti, supporto e protezione delle donne sottoposte anche a violenza “economica” e progetti di sensibilizzazione, prevenzione e educazione.

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